sabato 14 giugno 2014

Giuseppe Meazza - Il catechismo del pallone. Il calcio come metafora della vita.

Tratto da "Il Timone" , aprile 2014


La mamma del grande Giuseppe Meazza (1910-1979) si chiamava Ersilia. Grande donna, faceva la verduraia a Milano. 
Il suo piccolo Giuseppe, che già stravedeva per la sfera di cuoio (da bambino poteva giocare solo con una palla di stracci), aveva appena sette anni quando seppe che il papà era morto in guerra, era la grande guerra. La povera donna dovette vedersela da sola per mandare avanti la famiglia. E quando Giuseppe iniziò a calcare i campi di calcio più importanti, mamma Ersilia a cosa pensò? Nella sua praticità aveva capito che dare calci al pallone sarebbe stato il lavoro del suo Giuseppe, allora decise di far dire una Messa prima di ogni partita... e il suo Pepin  divenne quello del faso tuto mi! Anche chi non conosce il milanese, sa bene cosa significhi: faccio tutto io. Meazza prendeva il pallone, dribblava il dribblabile... e insaccava impietosamente. Certamente, Meazza era un grande campione, ma la fede della mamma e le Messe che faceva celebrare... ci hanno messo il resto. 


  • Titolo: il catechismo del pallone . Il calcio come metafora della vita

  • Autore: Corrado Gnerre

  • Editore: Mimep-Docete

  • Anno di Pubblicazione: 2014

  • Prefazione di Giovanni Trabattoni








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